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  • Neuropatia delle piccole fibre nella dipendenza da alcol rilevata mediante biopsia cutanea

     

     

    Neuropatia delle piccole fibre nella dipendenza da alcol rilevata mediante biopsia cutanea

    È noto che il consumo eccessivo di alcol causa danni al sistema nervoso periferico. Lo scopo di questo studio era la valutazione funzionale e strutturale delle piccole fibre nervose in soggetti alcol-dipendenti, con o senza sintomi di neuropatia periferica.
    Ventisei soggetti alcoldipendenti consecutivi trattati volontariamente per la disintossicazione nell’unità specializzata della Clinica Psichiatrica dell’Università di Atene sono stati arruolati in questo studio prospettico per 18 mesi. Ogni soggetto è stato valutato mediante valutazione dei nervi periferici utilizzando il Neuropathy Symptoms Score (NSS) e il Neuropathy Impairment Score (NIS), seguiti da studi sulla conduzione nervosa (NCS), test sensoriali quantitativi (QST) e biopsia cutanea. Ventinove soggetti normali, corrispondenti per età e sesso, costituivano il gruppo di controllo.
    La neuropatia periferica è stata diagnosticata in 16 soggetti (61,5%). Tra questi 16 soggetti, la neuropatia pura delle grandi fibre (LFN) è stata riscontrata in due soggetti (12,5%), la neuropatia pura delle piccole fibre (SFN) è stata riscontrata in otto soggetti (50%) e sia la neuropatia delle piccole che delle grandi fibre è stata diagnosticata in sei pazienti (37,5%). La densità delle fibre nervose intraepidermiche (IENFD) della biopsia cutanea dei pazienti era significativamente inferiore a quella del gruppo di controllo. Inoltre, i risultati del QST hanno mostrato un deficit sensoriale statisticamente significativo nei pazienti.

    Conclusioni
    Il nostro studio conferma la neuropatia delle piccole fibre dovuta all’abuso di alcol con un’alta prevalenza di SFN pura che avrebbe potuto non essere rilevata senza QST e IENFD.

    Fonte studio: Pure small fiber neuropathy in alcohol dependency detected by skin biopsy,Alcohol,
    Volume 111,2023,Pages 67-73, ISSN 0741-8329,
    https://doi.org/10.1016/j.alcohol.2023.05.00

     

     

  • NPF: panoramica, eziologia, epidemioogia, fisiopatologia – Articolo Scientifico 2023

    Attività di formazione continua

    La neuropatia delle piccole fibre si presenta con dolore urente, che spesso inizia a livello degli arti, principalmente dei piedi. È dovuta al coinvolgimento delle fibre nervose A-delta e C. Può avere un’origine idiopatica o avere cause metaboliche, ereditarie, infettive, immunomediate o tossiche. Deve essere prontamente diagnosticata e trattata per evitare dolore, debilitazione o il possibile coinvolgimento delle grandi fibre nervose. Questo articolo riesamina la valutazione e il trattamento della neuropatia delle piccole fibre ed evidenzia il ruolo di un team interprofessionale nella valutazione e nel trattamento dei pazienti affetti da questa malattia.

    Obiettivi:

    • Identificare le diverse eziologie della neuropatia delle piccole fibre.
    • Riesaminare la corretta valutazione della neuropatia delle piccole fibre, includendo l’anamnesi del paziente e i risultati degli esami.
    • Delineare le opzioni di trattamento disponibili per la neuropatia delle piccole fibre.
    • Descrivere le strategie che il team interprofessionale deve mettere in atto per migliorare la coordinazione delle cure e la comunicazione e, di conseguenza, gli esiti nella neuropatia delle piccole fibre.

     

    Introduzione

    La neuropatia periferica è un problema comune, che si stima colpisca da 15 a 20 milioni di persone di età superiore a 40 anni negli Studi Uniti.[1] È la causa più comune di visite neurologiche ambulatoriali negli Stati Uniti ed è responsabile di una spesa sanitaria superiore a 10 miliardi di USD ogni anno.[2]

    In molti soggetti colpiti, queste neuropatie coinvolgono le piccole fibre nervose, incluse le fibre Aδ periferiche sottilmente mielinizzate oltre alle fibre nervose C non mielinizzate.[3] Il coinvolgimento di queste piccole fibre nervose, a cui si fa riferimento con il termine di neuropatia delle piccole fibre (NPF), tipicamente si presenta con dolore, bruciore, intorpidimento e formicolio, spesso con una distribuzione a calza e a guanto, con sintomi che generalmente iniziano dai piedi e salgono verso l’alto.

     

    Eziologia

    La neuropatia delle piccole fibre colpisce le piccole fibre Aδ mielinizzate e le fibre C non mielinizzate.[4] La NPF può colpire sia le fibre somatiche che quelle autonomiche, portando ad alterazioni sensoriali, disfunzione autonomica o una combinazione di sintomi.[5]

    Le piccole fibre nervose autonomiche trasmettono segnali termoregolatori, cardiovascolari, gastrointestinali, sudomotori, urogenitali e altri segnali autonomici, mentre le piccole fibre nervose somatiche trasmettono informazioni riguardanti dolore, temperatura e prurito.[6]

    I sintomi generali della NPF includono stanchezza, disturbi cognitivi, cefalea e dolore muscoloscheletrico diffuso e quindi possono avere un impatto negativo sulla qualità della vita. La NPF è associata a moltissime malattie ma può anche presentarsi come idiopatica. Le eziologie della NPF possono essere suddivise in sei categorie.[7]

    Ereditarie

    • Malattia di Fabry
    • Mutazione dei canali del sodio
    • Malattia di Wilson
    • Amiloidosi familiare

    Infettive

    • HIV
    • Lyme
    • Epatite C

    Tossiche

    • Alcool
    • Chemioterapia
    • Farmaci neurotossici
    • Vaccini

    Immunomediate

    • Ehlers-Danlos
    • Fibromialgia
    • Gammopatia monoclonale
    • Neuropatia delle piccole fibre infiammatoria acuta
    • Lupus
    • Malattia del tessuto connettivo
    • Polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica
    • Sarcoidosi
    • Malattie reumatiche (disturbi indifferenziati del tessuto connettivo, artrite reumatoide, artropatia psoriasica)
    • Sindrome di Sjögren, amiloidosi sistemica primaria

    Metaboliche

    • Diabete mellito
    • Alterata tolleranza al glucosio
    • Carenza di vitamina B12
    • Carenza di rame
    • Funzionalità tiroidea anormale

    Idiopatiche

     

    Epidemiologia

    Uno studio retrospettivo epidemiologico trasversale sulla NPF condotto nei Paesi Bassi ha riscontrato un’incidenza di 12 casi per 100.000/anno, con una prevalenza di 53 casi per 100.000. Questo studio ha riscontrato che la NPF è osservata più comunemente negli uomini e diagnosticata più frequentemente in pazienti di età superiore a 65 anni.

    Questi tassi di malattia sono probabilmente sottostimati a causa della scarsa consapevolezza e della mancanza di criteri diagnostici standardizzati, e si prevede aumenteranno nei prossimi anni con l’aumentare della consapevolezza della NPF.[8]

     

    Fisiopatologia

    I nervi del sistema nervoso periferico sono classificati in diversi tipi in base a una moltitudine di fattori, tra cui diametro, mielinizzazione e velocità di conduzione (vedere la Tabella 1). Le fibre Aα e Aβ sono considerate fibre nervose grandi, mentre le fibre Aδ e C sono considerate fibre nervose piccole. Tra le fibre piccole, le fibre Aδ mielinizzate mostrano velocità di conduzione maggiori (da 4 a 36 m/s) rispetto alle fibre C non mielinizzate (da 0,4 a 2,8 m/s).[9] Questa differenza è dovuta al diametro maggiore e alla presenza della mielina.[10]

    La NPF è definita come una disfunzione di queste piccole fibre Aδ e C, che ha luogo attraverso un meccanismo non chiaro. È improbabile che i processi demielinizzanti rappresentino la patogenesi sottostante in quanto non colpiscono solo le piccole fibre. Si ritiene quindi che la perdita assonale distale o la degenerazione neuronale siano la causa sottostante più probabile della NPF.[5]

     

    Anamnesi ed esame obiettivo

    Un’anamnesi e un esame obiettivo approfonditi sono fondamentali per la valutazione della NPF. I pazienti con NPF spesso presentano inizialmente sintomi sensoriali, tra cui dolore, bruciore, intorpidimento e formicolio. Anche se la maggior parte dei casi di NPF presenta uno schema lunghezza-dipendente (sintomi che iniziano dai piedi e progrediscono in senso prossimale), alcuni seguono uno schema non lunghezza-dipendente (distribuzione prossimale, diffusa o a chiazze che coinvolge diverse parti del corpo tra cui bocca, viso, tronco, cuoio capelluto o arti superiori prima o simultaneamente al coinvolgimento degli arti inferiori) o una neuropatia asimmetrica singola o multipla (coinvolgimento di uno o più nervi periferici sensoriali, spesso con sindrome della bocca urente, vulvodinia o notalgia e meralgia parestetica).[3]

    La NPF lunghezza-dipendente spesso è dovuta a cause metaboliche, tra cui diabete o esposizione a sostanze neurotossiche, mentre la NPF non lunghezza-dipendente è spesso dovuta a disturbi paraneoplastici e patologie immuno-mediate come la sindrome di Sjögren.[11]

    I pazienti con NPF spesso presentano inizialmente dolore neuropatico ai piedi. I sintomi possono essere lievi all’esordio e alcuni pazienti notano un fastidio vago ai piedi. Le descrizioni riportate possono includere intorpidimento delle dita dei piedi, sensazione di avere i piedi di legno o una sensazione che il paziente descrive come camminare sulla sabbia, su palline da golf o su ciottoli. Il dolore urente ai piedi che si espande in direzione prossimale con una distribuzione a calza e a guanto è spesso il sintomo più fastidioso e tipico.

    Questo bruciore è spesso accompagnato da dolore pungente, sensazione di spilli e aghi, scosse elettriche o crampi a piedi e polpacci. I pazienti con NPF tipicamente presentano i sintomi peggiori di notte e spesso lamentano gambe senza riposo, intolleranza alle lenzuola e allodinia o disestesia causate dai vestiti. Alcuni pazienti non riferiscono dolore ma notano una sensazione di gonfiore e costrizione ai piedi. Il coinvolgimento delle fibre autonomiche può portare a sintomi aggiuntivi tra cui bocca secca, occhi secchi, stipsi, incontinenza vescicale, intolleranza ortostatica, disfunzione sessuale, colorazione rossastra o biancastra della pelle o disturbi della sudorazione.

    Dopo la presentazione iniziale, è necessario ottenere un’anamnesi dettagliata, che includa anamnesi farmacologica, familiare, uso di alcool e uso di farmaci neurotossici come colchicina, metronidazolo e chemioterapici.[2]

    Vista l’associazione nota tra NPF e malattie come l’epatite C e il virus dell’immunodeficienza umana (HIV), chi esamina il paziente deve indagare su fattori di rischio rilevanti come abitudini sessuali, uso di droghe per via endovenosa e trasfusioni di sangue. Un esame obiettivo neurologico approfondito può distinguere la neuropatia delle piccole fibre da quella delle grandi fibre.

    L’esame spesso mostra allodinia, iperalgesia o riduzione della percezione termica e di puntura. Riscontri quali debolezza, riduzione della propriocezione e assenza di riflessi tendinei profondi non devono essere presenti nella NPF e indicano invece un coinvolgimento delle grandi fibre. Quando l’anamnesi permette di sospettare un coinvolgimento delle fibre autonomiche, devono essere controllati i segni vitali per indagare la presenza di ipotensione ortostatica e deve essere controllata la pelle, che può apparire secca, brillante, atrofica, di colore anomalo o leggermente adenomatosa a causa di anomalie vasomotorie o sudomotorie. Un esame obiettivo deve anche valutare tutti i disturbi sistemici precedentemente menzionati noti per essere associati alla NPF.

     

    Valutazione

    La valutazione diagnostica per una sospetta NPF prevede svariati esami. Anche se gli studi di conduzione nervosa e la EMG con aghi dimostrano solo il coinvolgimento delle grandi fibre portando a risultati normali in pazienti con coinvolgimento isolato delle piccole fibre, questi esami possono essere utili per valutare il coinvolgimento subclinico di grandi fibre nervose e diagnosi alternative, inclusa la radicolopatia lombosacrale.

    Gli impulsi lungo le piccole fibre viaggiano troppo lentamente e le loro risposte di conduzione non possono essere acquisite in uno studio di conduzione nervosa, che è un esame di routine eseguito per valutare le grandi fibre nervose sensoriali e motorie. Viene quindi spesso usata una biopsia cutanea per valutare le piccole fibre nervose sensoriali presenti nella pelle. La biopsia cutanea è una procedura minimamente invasiva che può essere usata anche per valutare la densità delle fibre nervose intraepidermiche. I campioni cutanei vengono generalmente ottenuti con una biopsia punch di 3 mm sulla gamba prossimale e sulla coscia e vengono inviati a un laboratorio per l’analisi. La NPF può essere diagnosticata se la densità delle fibre nervose intraepidermiche è inferiore al normale. La biopsia cutanea ha una sensibilità dell’88% nella diagnosi di NPF.[12]

    Un altro esame che può essere eseguito è il test del riflesso assonale sudomotorio quantitativo (QSART), uno studio autonomico non invasivo usato per valutare il volume di sudore prodotto negli arti in risposta all’acetilcolina. Il QSART può misurare la funzionalità dei nervi sudomotori simpatici postgangliari e può avere una sensibilità fino all’80% nella diagnosi di NPF.[13]

    Altri esami diagnostici utili possono includere il tilt-test e il test cardiovagale per i pazienti con palpitazioni e ipotensione ortostatica e il test del sudore termoregolatore per i pazienti con sudorazione anormale.

    La diagnosi di NPF resta difficile in quanto non è ancora disponibile un test standard di riferimento. Anche se alcune fonti hanno suggerito che la presenza di almeno due riscontri anormali, tra cui presentazione clinica, test sensoriali quantitativi (QST) e biopsia cutanea, è il miglior criterio diagnostico per la NPF, alcune fonti hanno incluso il QSART invece della biopsia cutanea per la diagnosi.[14][15]

    Anche se fino a metà dei casi di NPF è considerata idiopatica, è importante cercare di trovare la causa sottostante per identificare un possibile trattamento.[16] Gli esami possono includere:

     

    Studi di primo livello

    • Emocromo completo per eventuali anomalie ematologiche
    • Panello metabolico completo per un’eventuale compromissione renale o epatica
    • Pannello lipidico per un’eventuale iperlipidemia
    • Velocità di eritrosedimentazione, proteina C reattiva e anticorpi antinucleo per eventuali malattie infiammatorie
    • Ormone tireostimolante, livelli di T4 e T3 libere per un eventuale ipotiroidismo
    • Test di tolleranza orale al glucosio di 2 ore ed emoglobina A1C per eventuale diabete e alterata tolleranza al glucosio
    • Test degli antigeni nucleari estraibili A e B per la sindrome di Sjögren
    • Vitamina B12, acido metilmalonico e livelli di omocisteina per un’eventuale carenza di vitamina B12 Transglutaminasi tissutale e anticorpi antigliadina per un’eventuale celiachia
    • Anticorpi contro il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) e il virus dell’epatite C per eventuale HIV ed epatite

     

    Studi di secondo livello

    • Enzima di conversione dell’angiotensina per un’eventuale sarcoidosi
    • Tiamina (vitamina B1) per un’eventuale carenza di vitamina B1
    • Piridossina (vitamina B6) per un’eventuale carenza di vitamina B6
    • Livello di rame per un’eventuale carenza di rame
    • Analisi delle proteine monoclonali sieriche e urinarie, biopsia nervosa e analisi del cuscinetto adiposo per un’eventuale amiloidosi sistemica
    • Pannello degli autoanticorpi paraneoplastici per un’eventuale malattia paraneoplastica
    • Anticorpi antirecettore dell’acetilcolina gangliare per un’eventuale ganglionopatia autonomica autoimmune

     

    Studi genetici

    • Geni SCN9A e SCN10A per un’eventuale neuropatia delle piccole fibre ereditaria
    • Gene GLA per un’eventuale malattia di Fabry
    • Gene della transtiretina per un’eventuale amiloidosi familiare
    • Gene ABCA1 per un’eventuale malattia di Tangier

     

    Trattamento / Gestione

    La gestione della NPF dovrebbe prevedere il trattamento della causa sottostante nei pazienti con causa identificata di neuropatia. Il diabete deve essere gestito non solo con prodotti per ridurre la glicemia e i lipidi ma anche con modifiche dello stile di vita che si incentrino in particolare su alimentazione ed esercizio fisico. Poiché camminare e correre possono essere difficili per i pazienti con NPF a causa del dolore, possono essere eseguiti esercizi alternativi, tra cui terapia in acqua, nuoto e cyclette.

    In caso di carenza di vitamina B12, è spesso raccomandata l’integrazione parenterale piuttosto che orale in quanto la carenza è più spesso dovuta ad assorbimento ridotto che a un basso apporto con la dieta. Un regime suggerito potrebbe consistere in iniezioni intramuscolari o sottocutanee di 1.000 μg di metilcobalamina una volta al giorno per una settimana, seguite da una volta alla settimana per un mese, seguite da una dose di mantenimento mensile per i 6-12 mesi successivi.

    Come da rapporti aneddotici di casi, NPF dolorosa e disautonomia secondarie a sindrome di Sjögren sono state trattate con successo con corticosteroidi, immunoglobuline endovenose (IVIG) e altri immunosoppressori.[17]

    La NPF associata a sarcoidosi può anche essere trattata con IVIG, con infliximab e con una terapia di associazione.

    [18] I pazienti con NPF secondaria a celiachia possono trovare sollievo dai sintomi della NPF con una dieta senza glutine.

    La gestione del dolore è importante nel trattamento della NPF in quanto il dolore neuropatico può essere debilitante e causare riduzione delle funzioni fisiche e depressione. Il dolore secondario a NPF è spesso trattato meglio da un team multidisciplinare, che può coinvolgere un medico di medicina generale, uno specialista in terapia del dolore, un neurologo e uno psichiatra. I farmaci usati nel trattamento della NPF includono anticonvulsivanti, antidepressivi, anestetici topici, narcotici, analgesici non narcotici e antiaritmici, mentre possono essere usati anche trattamenti non farmacologici come calore, ghiaccio, massaggio delle zone dolenti e stimolazione nervosa elettrica transcutanea (TENS).[19]

    I farmaci di prima linea sono gli anticonvulsivanti gabapentin e pregabalin, gli antidepressivi triciclici amitriptilina e nortriptilina, l’analgesico oppioide semisintetico tramadolo e il cerotto di lidocaina topica al 5%. Questi farmaci possono essere usati da soli o in associazione. Possono essere usati anche gli antinfiammatori non steroidei e gli inibitori selettivi delle ricaptazione della serotonina ma spesso sono meno efficaci dei farmaci precedentemente menzionati. Il bloccante dei canali del sodio voltaggio-dipendenti mexiletina, generalmente usato come farmaco antiaritmico, può aiutare nel dolore refrattario correlato a disfunzione dei canali del sodio.[20]

    Gli oppioidi devono essere riservati solo ai casi refrattari vista la possibile dipendenza; tuttavia, potrebbero talvolta essere necessari per pazienti con dolore debilitante che non rispondono ad altri farmaci. I regimi che combinano farmaci con meccanismi diversi potrebbero essere più efficaci. Uno studio che ha valutato un regime di trattamento che associava gabapentin e nortriptilina ha riscontrato che tale trattamento era più efficace di ciascun farmaco da solo per il trattamento del dolore neuropatico.[21]

    Il trattamento con cannabis per inalazione ha dimostrato di ridurre il dolore in pazienti con neuropatia diabetica e HIV; sono, però, stati osservati effetti collaterali tra cui sonnolenza, euforia e compromissione cognitiva.[22] Terapie olistiche come yoga, tai chi e meditazione possono ridurre il dolore, migliorare la qualità della vita e l’equilibrio nei pazienti con neuropatia.[23]

    In molti casi, la neuromodulazione si è dimostrata efficace nel trattare i sintomi dolorosi della NPF. I trattamenti includono stimolazione tradizionale della colonna dorsale, stimolazione del corno dorsale e stimolazione dei gangli radicolari dorsali.[24][25][26]

     

    Diagnosi differenziale

    Come precedentemente menzionato, è fondamentale distinguere la neuropatia delle piccole fibre da quella delle grandi fibre. Riscontri come debolezza, riduzione della propriocezione e assenza di riflessi tendinei profondi indicano un coinvolgimento delle grandi fibre (Aα e Aβ) e possono distinguere la neuropatia delle grandi fibre da quella delle piccole fibre.

    L’EMG e gli studi di conduzione nervosa sono anch’essi utili in questa distinzione in quanto saranno normali in caso di coinvolgimento delle piccole fibre e anormali in caso di coinvolgimento delle grandi fibre. L’EMG può anche permettere di distinguere la NPF dalla radicolopatia lombare che può anch’essa presentarsi con bruciore e intorpidimento degli arti inferiori. La distinzione tra queste condizioni è fondamentale per implementare un regime terapeutico corretto, in quanto la loro gestione è diversa.

     

    Prognosi

    La maggior parte dei pazienti con NPF presenta un decorso lentamente progressivo, con un plateau clinico raggiunto dopo anni di sviluppo dei sintomi. Uno studio ha mostrato che solo il 13% di 124 pazienti con NPF aveva sviluppato segni di coinvolgimento delle grandi fibre in un periodo di due anni.[27]

    Lo stesso studio ha riscontrato che nessuno dei pazienti ha sviluppato artropatia neuropatica, debolezza, atassia sensoriale o ulcere ai piedi, che sono sintomi tipicamente osservati in pazienti con neuropatia delle grandi fibre cronica o grave. È stato inoltre osservato che più della metà dei pazienti o è migliorata o è rimasta stabile nei due anni. Ulteriori studi sarebbero utile per valutare la progressione dei sintomi in un periodo più lungo di due anni.

     

    Complicanze

    Il rischio di complicanze nei pazienti con NPF spesso varia in base alla causa sottostante. Deve essere ricercato e implementato un trattamento corretto per prevenire la progressione della malattia correlata alle condizioni mediche sottostanti. Il dolore provocato dalla NPF può anche causare disfunzione e inattività nei pazienti. Per questo motivo, un controllo adeguato del dolore è fondamentale per il proseguimento dell’attività fisica al fine di prevenire complicanze dell’inattività, tra cui aumento di peso e depressione.

     

    Educazione del paziente

    I pazienti a cui viene diagnosticata la NPF devono essere educati riguardo a strategie per ridurre il carico del dolore neuropatico e alla gestione corretta delle possibili condizioni sottostanti.

     

    • I pazienti diabetici devono essere educati riguardo a dieta, esercizio fisico e insulina (se necessaria). Un follow-up ambulatoriale regolare deve essere organizzato con medico di base, podologo, oftalmologo, endocrinologo e cardiologo.
    • I pazienti con NPF secondaria all’alcool devono ricevere risorse per astenersi dall’alcool.
    • I pazienti con carenze nutrizionali come carenza di vitamina B12 devono essere educati a un’integrazione corretta.
    • I pazienti con NPF da cause infettive come HIV, Lyme ed epatite C devono essere educati riguardo al trattamento antivirale corretto per la loro infezione sottostante.
    • I pazienti con NPF da cause immunomediate ed ereditarie devono essere educati riguardo a strategie di trattamento e altre possibili complicanze correlate alla loro condizione sottostante.

    Oltre all’educazione riguardo alla gestione corretta delle condizioni sottostanti correlate alla NPF, si deve enfatizzare l’importanza di proseguire l’attività fisica.

     

    Miglioramento degli esiti dei team sanitari

    Una forte relazione tra il medico e il paziente è fondamentale per migliorare gli esiti dell’assistenza sanitaria. È fondamentale una buona comunicazione nel team interprofessionale, che può includere un neurologo, un terapista del dolore, un fisiatra, un medico di medicina generale, un dietologo e un infermiere.

    La NPF può causare dolore debilitante senza una corretta gestione, il che spesso conduce a decondizionamento e depressione. Trattamento specifico per la causa, controllo del dolore e modifiche dello stile di vita sono elementi fondamentali nell’approccio del team alla gestione della neuropatia delle piccole fibre.

     

    Autori: Matthew A. Cascio; Taif Mukhdomi               Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK582147

  • Manifestazioni gastrointestinali nei pazienti pediatrici con diagnosi di NPF

    Obiettivi
    La Neuropatia delle Piccole Fibre (SFN in inglese, NPF in italiano) colpisce le fibre coinvolte nel dolore cutaneo e viscerale e nella sensazione di temperatura e sono una parte cruciale del sistema nervoso autonomo. La disfunzione autonomica secondaria alla NPF e agli anticorpi dei recettori autoimmuni viene sempre più riconosciuta e le manifestazioni gastrointestinali (GI) comprendono costipazione, sazietà precoce, nausea, vomito e diarrea. Il coinvolgimento del sistema nervoso enterico può essere una possibile spiegazione dei modelli anormali di motilità gastrointestinale osservati in questi pazienti.

    Metodi
    I bambini sospettati di avere NPF in base ai sintomi sono stati sottoposti a biopsia cutanea presso la clinica di neurologia infantile dell’Arnold Palmer Hospital for Children, che è stata esaminata presso Therapath™ Neuropathology. La NPF è stata diagnosticata utilizzando valori di densità delle fibre nervose epidermiche inferiori al 5° percentile dalla gamba distale sinistra (polpaccio) come riportato dal laboratorio Therapath™.

    Risultati
    A ventisei pazienti è stata diagnosticata la NPF. È stata eseguita una revisione retrospettiva della cartella, inclusi dati demografici, caratteristiche cliniche e valutazione. La maggior parte dei pazienti erano donne adolescenti bianche. La disfunzione autonomica, inclusa l’ortostasi e la disregolazione della temperatura, è stata osservata nel 61,5% dei pazienti (p = 0,124). Sintomi somatosensoriali, inclusi dolore o intorpidimento, sono stati osservati nell’85% dei pazienti (p < 0,001). I sintomi gastrointestinali erano presenti nell’85% dei pazienti (p < 0,001) e la stitichezza era il sintomo più comune osservato nel 50% dei pazienti. Ciò era correlato ai risultati dei test di motilità.

    Conclusioni
    I pazienti pediatrici con NPF presentano comunemente sintomi gastrointestinali, che possono essere il principale sintomo di presentazione. È importante riconoscere e ricercare i sintomi della Neuropatia delle Piccole Fibre nei bambini con sintomi gastrointestinali refrattari che possano spiegare i disturbi multisistemici spesso osservati in questi pazienti.

    Fonte: https://doi.org/10.1002/jpn3.12099

     

     

     

  • Neuropatia piccole fibre e dipendenza da alcol rilevata da biopsia cutanea

    Lo scopo di questo studio era la valutazione funzionale e strutturale delle piccole fibre nervose in soggetti alcol-dipendenti, con o senza sintomi.

    È noto che il consumo eccessivo di alcol causa danni al sistema nervoso periferico. Lo scopo di questo studio era la valutazione funzionale e strutturale delle piccole fibre nervose in soggetti alcol-dipendenti, con o senza sintomi di neuropatia periferica.
    Ventisei soggetti alcoldipendenti consecutivi trattati volontariamente per la disintossicazione nell’unità specializzata della Clinica Psichiatrica dell’Università di Atene sono stati arruolati in questo studio prospettico per 18 mesi. Ogni soggetto è stato valutato mediante valutazione dei nervi periferici utilizzando il Neuropathy Symptoms Score (NSS) e il Neuropathy Impairment Score (NIS), seguiti da studi sulla conduzione nervosa (NCS), test sensoriali quantitativi (QST) e biopsia cutanea. Ventinove soggetti normali, corrispondenti per età e sesso, costituivano il gruppo di controllo.
    La neuropatia periferica è stata diagnosticata in 16 soggetti (61,5%). Tra questi 16 soggetti, la neuropatia pura delle grandi fibre (LFN) è stata riscontrata in due soggetti (12,5%), la neuropatia pura delle piccole fibre (SFN) è stata riscontrata in otto soggetti (50%) e sia la neuropatia delle piccole che delle grandi fibre è stata diagnosticata in sei pazienti (37,5%). La densità delle fibre nervose intraepidermiche (IENFD) della biopsia cutanea dei pazienti era significativamente inferiore a quella del gruppo di controllo. Inoltre, i risultati del QST hanno mostrato un deficit sensoriale statisticamente significativo nei pazienti.

    Conclusioni
    Il nostro studio conferma la neuropatia delle piccole fibre dovuta all’abuso di alcol con un’alta prevalenza di SFN pura che avrebbe potuto non essere rilevata senza QST e IENFD.

    Fonte studio: Pure small fiber neuropathy in alcohol dependency detected by skin biopsy,Alcohol,
    Volume 111,2023,Pages 67-73, ISSN 0741-8329,
    https://doi.org/10.1016/j.alcohol.2023.05.00

  • NPF in bambini, adolescenti e giovani adulti con intolleranza ortostatica cronica e sindrome da tachicardia ortostatica posturale: uno studio retrospettivo

    Una coorte di 109 pazienti con diagnosi di POTS e sintomi neuropatici è stata sottoposta a biopsia cutanea epidermica per la densità delle fibre nervose.

    “Small fiber neuropathy in children, adolescents, and young adults with chronic orthostatic intolerance and postural orthostatic tachycardia syndrome: A retrospective study”  – Autonomic neuroscience – VOLUME 253, 103163, JUNE 2024

    Riassunto dello studio:

    Scopo
    Determinare nei pazienti bambini, adolescenti e giovani adulti (CAYA) che presentano intolleranza ortostatica (OI) o sindrome da tachicardia posturale ortostatica (POTS) associata a sintomi aggiuntivi di disagio neuropatico (dolore, parestesia e/o allodinia):

    1. incidenza di neuropatia delle piccole fibre e
    2.  valutare se vi fosse evidenza sierologica di uno stato infiammatorio o autoimmune sottostante.

    Metodi
    Una coorte di 109 pazienti CAYA con i sintomi di cui sopra è stata sottoposta a biopsia cutanea epidermica per la densità delle fibre nervose.  Sono stati testati i biomarcatori ematici per l’infiammazione (CRP, VES, ANA, complemento (C3), test di funzionalità tiroidea con anticorpi (anticorpo perossidasi tiroidea e anticorpo tireoglobulina) e pannello di citochine.  I pazienti hanno completato un questionario sulla qualità della salute. L’analisi statistica è stata eseguita utilizzando i test di somma dei ranghi di Wilcoxon.

    Risultati
    Nei pazienti CAYA con OI o POTS e sintomi neuropatici, la biopsia cutanea per la neuropatia delle piccole fibre era anormale nel 53%. La popolazione campione era prevalentemente femminile e caucasica con una qualità di salute percepita moderatamente ridotta. I pazienti OI/POTS con neuropatia delle piccole fibre avevano una probabilità 3 volte maggiore di avere un ANA o un anticorpo anti-tiroide positivo, suggerendo un processo autoimmune o infiammatorio sottostante.

    Conclusione
    I nostri dati suggeriscono un collegamento tra OI e POTS e la neuropatia delle piccole fibre. La neuropatia delle piccole fibre è stata riscontrata mediante biopsia cutanea in oltre la metà dei pazienti testati. I pazienti con OI e tachicardia ortostatica posturale con neuropatia delle piccole fibre esprimevano più marcatori che suggerivano un processo autoimmune o infiammatorio sottostante. Verranno condotte ricerche future per valutare le implicazioni sintomatiche della NPF e se la manipolazione immunitaria o farmacologica può alterare i sintomi del paziente.

     

    Fonte:

    https://www.autonomicneuroscience.com/article/S1566-0702(24)00017-1/abstract

     

  • Il ruolo degli anticorpi nella Neuropatia delle Piccole Fibre: una revisione – Studio italiano 2024

    Presentiamo il riassunto di uno studio italiano (pubblicato quest’anno -2024) dei ricercatori Luana Morelli, Lucrezia Serra, Fortuna Ricciardiello, Ilaria Gligora, Vincenzo Donadio, Marco Caprini, Rocco Liguori and Maria Pia Giannoccaro – , IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna.

    Si tratta di una revisione riguardante il ruolo degli anticorpi nella neuropatia delle piccole fibre (NPF).

     

    Introduzione

    La neuropatia delle piccole fibre (NPF) è una condizione dei nervi periferici che colpisce le fibre sottili mielinizzate Aδ e le fibre amieliniche C, con sintomi sensoriali e autonomici gravi.

    La NPF è relativamente comune, con una prevalenza mondiale di 53-130 per 100.000 persone e un’incidenza di 11,73 per 100.000 all’anno, probabilmente ampiamente sottostimata a causa della difficile diagnosi (Bitzi et al. 2021; Peters et al. 2013).
    Ad esempio, i pazienti con fibromialgia spesso hanno NPF non diagnosticata (Giannoccaro et al. 2014). La NPF si manifesta con dolore neuropatico (NeP)/allodinia, parestesia, diminuzione della sensibilità alle punture di spillo e al calore e una serie di sintomi autonomici come secchezza degli occhi e della bocca, costipazione, ritenzione urinaria, disfunzione sessuale, palpitazioni e sudorazione alterata (Devigili et al. 2020 Hoeijmakers et al). I sintomi possono essere dipendenti dalla lunghezza (LD), coinvolgendo principalmente le dita dei piedi con successiva diffusione verso l’alto, o non dipendenti dalla lunghezza (NLD), con coinvolgimento del viso, degli arti superiori o del tronco (Devigili et al. 2020; Hovaguimian e Gibbons 2011).

    Oltre il 50% dei casi è idiopatico (iNPF), sebbene evidenze crescenti suggeriscano un’origine autoimmune.

     

    Diagnosi e Manifestazioni Cliniche

    La diagnosi si basa su valutazioni cliniche e biopsie cutanee per misurare la densità delle fibre nervose intraepidermiche.

    Sintomi comuni:

    • dolore neuropatico,
    • parestesie,
    • alterazioni nella sudorazione,
    • secchezza di occhi e bocca,
    • disfunzioni sessuali e
    • problemi gastrointestinali.

     

    Metodi di Rilevamento degli Autoanticorpi

    Gli autoanticorpi possono essere identificati con diverse tecniche (ad esempio, saggi basati su cellule, immunofluorescenza, ELISA).Tecniche come i saggi su tessuto non fissato mantengono le strutture conformazionali degli antigeni, offrendo maggiore affidabilità.

     

    Eziologia Immuno-mediata della NPF

    Alcuni anticorpi (ad esempio CASPR2, LGI1, TS-HDS, FGFR3) sono associati a NPF, suggerendo una componente autoimmune in molti casi precedentemente considerati idiopatici.

    Esempi:

    • CASPR2 e LGI1: coinvolti anche in sindromi neurologiche come encefaliti autoimmuni.
    • TS-HDS: associato a polineuropatie sensoriali dolorose.
    • FGFR3: legato a neuropatie croniche non lunghezza-dipendenti.

     

    Neuropatia delle piccole fibre post-infezione COVID-19 e vaccinazione

    L’infezione da COVID-19 e la vaccinazione sono state associate a manifestazioni nel sistema nervoso periferico, incluse la sindrome di Guillain-Barré e la neuropatia delle piccole fibre (NPF). Alcuni studi hanno riportato l’insorgenza di NPF dopo infezione da COVID-19:

    • Burakgazi (2022): Riportati due casi di presunta NPF dopo COVID-19, confermati da una riduzione significativa della densità delle fibre nervose intraepidermiche (IEFND) nella biopsia cutanea.
    • Oaklander et al. (2022): Su 17 pazienti con “Long COVID”, il 62,5% aveva una NPF confermata dalla biopsia della pelle della gamba.
    • McAlpine et al. (2024): Tra 16 pazienti con sospetta NPF post-COVID-19, tre erano positivi per anticorpi TS-HDS e tre per FGFR3.

    Sono stati inoltre riportati casi di possibile correlazione tra NPF e vaccini contro SARS-CoV-2:

    • Mastropaolo e Hasbani (2023): Un paziente con anticorpi FGFR3.
    • Schelke et al. (2022): Altri pazienti presentavano alti titoli di anticorpi contro l’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2).

    ACE2 è un enzima espresso nei neuroni del ganglio della radice dorsale (DRG), particolarmente nei nocicettori, suggerendo un possibile coinvolgimento nella persistenza dei sintomi.

    Le terapie immunomodulatorie (IVIG, PLEX) hanno mostrato effetti benefici in alcuni casi, supportando l’ipotesi di un coinvolgimento del sistema immunitario. Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per stabilire l’efficacia di questi trattamenti.

     

    Biomarcatori e Terapie Immunologiche

    Le terapie immunologiche sono state testate con successo variabile nei pazienti con NPF.

    L’identificazione di biomarcatori diagnostici e prognostici, inclusi autoanticorpi specifici, potrebbe migliorare l’approccio terapeutico.

    • Anticorpi TS-HDS e FGFR3: Associati alla neuropatia sensoriale dolorosa e alla NPF. Tuttavia, la loro patogenicità deve ancora essere dimostrata in studi più ampi.
    • Plexin D1: Gli studi suggeriscono un potenziale ruolo patogeno degli anticorpi contro Plexin D1, che causano citotossicità neuronale e dolore neuropatico.

    Ulteriori studi sono necessari per convalidare questi autoanticorpi come biomarcatori e per esplorare il loro utilizzo nella previsione della risposta alle terapie.

     

     

    Conclusioni e Prospettive Future

    Le evidenze attuali suggeriscono un ruolo del sistema immunitario nel dolore neuropatico, attraverso meccanismi autoimmuni mediati da autoanticorpi che prendono di mira antigeni del sistema nervoso. Tuttavia, mancano prove definitive di patogenicità per la maggior parte di questi anticorpi.

    Sfide future:

    • Definire meglio la frequenza e le caratteristiche cliniche dei pazienti con NPF autoimmune.
    • Condurre studi in vitro e in vivo per identificare nuovi target autoimmuni.
    • Esplorare il potenziale utilizzo di autoanticorpi come biomarcatori per la risposta alle immunoterapie.

    Investimenti in ricerche più estese potrebbero portare a diagnosi più precise e trattamenti mirati per i pazienti con NPF.

    Fonte Studio: “The role of antibodies in small fiber neuropathy: a review of currently available evidence” Reviews in the Neurosciences, vol. 35, no. 8, 2024, pp. 877-893. https://doi.org/10.1515/revneuro-2024-0027

  • Neuropatia delle piccole fibre (NPF) nella condizione post-COVID e nell’Encefalomielite Mialgica/Sindrome da Fatica Cronica (ME/CFS): significato clinico e sfide diagnostiche

    Fonte: European Journal of Neurology, 2025;32:e70016. Autori: Azcue N. et al.

    Introduzione

    La condizione post-COVID (PCC) e la sindrome da encefalomielite mialgica/fatica cronica (ME/CFS) sono entrambe caratterizzate da sintomi debilitanti come affaticamento grave, deficit cognitivi, dolori muscolari e articolari, sonno non ristoratore, cefalea e tachicardia. Molti pazienti mostrano inoltre disturbi autonomici e neuropatici, come intolleranza ortostatica, parestesie e dolori agli arti, che suggeriscono un coinvolgimento del sistema nervoso periferico. Poiché circa il 70–90% del sistema nervoso periferico è costituito da fibre poco o per nulla mielinizzate (Aδ e C), la loro disfunzione o danno può tradursi in una neuropatia delle piccole fibre (NPF). Questa neuropatia può manifestarsi in forma sensitiva, autonoma o mista, con sintomi che vanno dalle bruciature e formicolii al dolore, fino a disturbi viscerali e cardiovascolari.

    Per studiare questo legame, gli autori hanno analizzato la presenza di NPF in pazienti con PCC e ME/CFS, comparandoli con controlli sani, utilizzando un approccio multimodale che includeva test funzionali e di imaging delle piccole fibre.

    Metodi

    Sono stati arruolati 90 partecipanti: 30 con PCC, 30 con ME/CFS e 30 controlli sani, tutti appaiati per età e sesso. Nei pazienti ME/CFS la diagnosi seguiva i criteri di Fukuda, mentre per i post-COVID si adottavano le linee guida NICE, includendo solo sintomi persistenti oltre 12 settimane dall’infezione.

    Ogni partecipante è stato sottoposto a un’ampia batteria di test. La funzione sudomotoria è stata valutata con il Sudoscan, che misura la conduttanza elettrochimica cutanea. La sensibilità termica è stata indagata con test quantitativi (QST) e con potenziali evocati da stimoli di caldo e freddo (CHEPs e CEPs). Inoltre, la microscopia confocale corneale in vivo (IVCCM) ha permesso di analizzare la morfologia delle fibre nervose corneali, con particolare attenzione a densità, lunghezza e tortuosità. Il sistema nervoso autonomo è stato esaminato attraverso la pupillometria e tramite test emodinamici, inclusi respirazione profonda, manovra di Valsalva e tilt test. Infine, i pazienti hanno compilato questionari validati per sintomi autonomici, neuropatici e per la fatica.

    Risultati

    Sia i pazienti con PCC che quelli con ME/CFS hanno riportato livelli molto più elevati di sintomi autonomici e neuropatici, così come di fatica, rispetto ai controlli sani. Non vi erano differenze significative tra i due gruppi di pazienti, confermando una sostanziale sovrapposizione clinica.

    Dal punto di vista sensoriale, i pazienti post-COVID hanno mostrato soglie peggiori nella rilevazione del calore, mentre quelli con ME/CFS presentavano risposte ridotte nei potenziali evocati da stimoli termici.

    Le immagini ottenute con IVCCM non hanno evidenziato riduzioni nette nella densità o nella lunghezza delle fibre nervose corneali rispetto ai controlli. Tuttavia, è emersa una differenza significativa nella tortuosità delle fibre, che risultava aumentata sia nei PCC sia nei ME/CFS. Questo parametro si è rivelato il più sensibile per distinguere i pazienti dai controlli sani.

    Per quanto riguarda la funzione autonomica, la pupillometria e gli altri test non hanno mostrato differenze sostanziali tra i gruppi. L’unica eccezione è stata il tilt test, che ha evidenziato criteri compatibili con la sindrome da tachicardia posturale ortostatica (POTS) in circa il 30% dei pazienti con ME/CFS, mentre nessun caso è stato rilevato tra i post-COVID e i controlli.

    Le analisi di correlazione hanno mostrato che nei pazienti post-COVID un numero maggiore di sintomi neuropatici si associava a maggiore fatica e a più sintomi autonomici. Nei ME/CFS, invece, sintomi neuropatici più intensi erano correlati a maggiori disturbi autonomici, livelli più elevati di fatica e durata più lunga della malattia.

    Discussione

    Lo studio suggerisce che nei pazienti con PCC e ME/CFS esistono segni di neuropatia delle piccole fibre, seppure non nei termini classici della forma “lunghezza-dipendente” tipica del diabete. In queste condizioni, la neuropatia sembra avere una distribuzione più “patchy”, cioè a chiazze e non uniforme, probabilmente legata a processi infiammatori o immuno-mediati piuttosto che degenerativi.

    L’assenza di differenze chiare nei parametri convenzionali di densità e lunghezza delle fibre non esclude la presenza di NPF, poiché la tortuosità delle fibre si è dimostrata un indicatore più precoce e sensibile. Questo dato rafforza la necessità di un approccio multimodale, che includa IVCCM, QST, CHEPs, Sudoscan e soprattutto la biopsia cutanea, ancora considerata il riferimento diagnostico principale.

    Un aspetto importante emerso è la forte somiglianza tra PCC e ME/CFS: entrambi i gruppi mostrano lo stesso profilo clinico, con livelli elevati di fatica, sintomi neuropatici e autonomici, e con segni obiettivi di disfunzione delle piccole fibre. Ciò suggerisce una possibile base biologica comune tra le due sindromi.

    Conclusioni

    Lo studio conclude che i pazienti con PCC e ME/CFS presentano una neuropatia delle piccole fibre sensitiva, documentata da alterazioni nella percezione del calore e da una maggiore tortuosità delle fibre corneali. La semplice valutazione della densità delle fibre non è sufficiente a individuare questi quadri, che richiedono invece un approccio diagnostico complesso e multimodale.

    Questi risultati sostengono l’idea che sia la condizione post-COVID sia la sindrome da fatica cronica abbiano una componente organica ben precisa, radicata nella disfunzione delle piccole fibre e del sistema nervoso autonomo, e non possano essere ridotte a disturbi “misteriosi” o psicologici.

    Riassunto sintetico:

    Questo studio ha confrontato 30 pazienti con post-COVID, 30 con ME/CFS e 30 controlli sani, valutando i segni di neuropatia delle piccole fibre.

    • I pazienti post-COVID e ME/CFS presentano sintomi clinici quasi identici: fatica estrema, disautonomia e dolore neuropatico.
    • I test hanno mostrato alterazioni sensoriali (ridotta percezione del calore) e maggiore tortuosità delle piccole fibre corneali, indicatore precoce di NPF.
    • Nei ME/CFS il 30% aveva anche POTS.
    • La NPF in questi pazienti non segue il modello classico (lunghezza-dipendente), ma appare a distribuzione “patchy”, suggerendo un’origine infiammatoria/autoimmune più che degenerativa.

    Conclusione: sia il Long COVID sia la ME/CFS condividono una base comune di neuropatia delle piccole fibre e disfunzione autonomica, che spiega i sintomi cronici e invalidanti.

     

    Nota critica di AINPF

    Questo studio conferma che pazienti con post-COVID e con ME/CFS presentano sintomi e alterazioni compatibili con neuropatia delle piccole fibre (NPF) e disautonomia.
    Tuttavia, ci sono importanti limiti da sottolineare:

    • Mancanza della biopsia cutanea – Nonostante la biopsia sia il gold standard diagnostico per la NPF, non è stata eseguita. Se lo fosse stata, molto probabilmente avrebbe evidenziato una percentuale elevata di pazienti con NPF, come mostrano altri studi.
    • Sottostima del POTS nel post-COVID – Nel campione analizzato non è stato rilevato nessun caso di POTS nei post-COVID, a differenza dei ME/CFS (30%). Questo dato è in contrasto con la letteratura scientifica, che stima la POTS nel 30–75% dei pazienti post-COVID. È quindi probabile che si tratti di una sottostima dovuta al numero ridotto di pazienti e ai criteri selettivi dello studio.
    • Metodiche alternative – Sono stati usati strumenti come Sudoscan, QST, microscopia corneale (IVCCM). Utili, ma non sostituiscono una valutazione completa con biopsia cutanea e test autonomici più sensibili.

    Cosa significa per i pazienti?

    Questo studio, con tutti i suoi limiti, è comunque un’ulteriore conferma scientifica di ciò che tanti pazienti e clinici osservano da anni:

    La sindrome da fatica cronica (ME/CFS) non è un’entità “misteriosa” o “eterea”, ma ha spesso una base organica e tangibile, legata a:

    • neuropatia delle piccole fibre (NPF), in particolare autonomica,
    • disfunzione del sistema nervoso autonomo (disautonomia),
    • e, in alcuni casi, meccanismi autoimmuni/infiammatori.

    Il fatto che ME/CFS e post-COVID mostrino alterazioni simili rafforza l’idea che si tratti di condizioni con un substrato biologico comune.

    La reale prevalenza di NPF in questi pazienti è sicuramente più alta di quella riportata. È fondamentale che vengano impiegati strumenti diagnostici completi (biopsia, tilt test, ecc.) per non lasciare invisibili queste condizioni.

    AINPF

  • La neuropatia sensitiva delle piccole fibre del trigemino causa la sindrome della bocca urente

    Vi presentiamo il riassunto di uno studio italiano del 2005, ma molto interessante.
    Si tratta di un lato spesso sottovalutato della NPF e sconosciuto a molti.

    Introduzione
    La sindrome della bocca urente (BMS) è un disturbo cronico che colpisce più di un milione di persone negli Stati Uniti (Lipton et al., 1993). L’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore l’ha riconosciuta come una entità nosologica specifica, caratterizzata da episodi di dolore persistenti della durata di almeno 4–6 mesi (Merksey e Bugduk, 1994). Studi epidemiologici hanno stimato una prevalenza tra l’1% e il 15% della popolazione generale, un intervallo ampio probabilmente dovuto alla mancanza di criteri diagnostici condivisi. La BMS è sette volte più frequente nelle donne rispetto agli uomini, ed è stata riscontrata nel 10–40% delle donne in trattamento per la menopausa (Bergdahl e Bergdahl, 1999; Ferguson et al., 1981; Lamey e Lewis, 1989; Mareski et al., 1993; Riley et al., 1998; Tammiala-Salonen et al., 1993).

    La BMS si manifesta di solito tra il 5° e il 7° decennio di vita ed è caratterizzata da sintomi sensitivi positivi (bruciore, dolore, disestesia, iperestesia) che interessano principalmente la lingua, in particolare la punta e i due terzi anteriori, in quasi tutti i pazienti. Alcuni riferiscono anche fastidi a livello del palato duro, labbra e creste alveolari, mentre la mucosa buccale e il pavimento della bocca sono meno coinvolti. Il dolore può essere molto intenso, ma ha una qualità diversa da quello odontoiatrico. Alcuni pazienti riportano anche disgeusia (alterazione del gusto), xerostomia (bocca secca) e riduzione della sensibilità gustativa (Scala et al., 2003).

    La localizzazione dei sintomi è stata ritenuta utile per classificare i pazienti in tre sottotipi, a seconda della modalità e dei tempi di insorgenza:

    Tipo 1: bruciore che aumenta durante la giornata e raggiunge il picco alla sera;
    Tipo 2: sintomi sensitivi continui durante tutto il giorno;
    Tipo 3: sintomi intermittenti, con periodi senza dolore nel corso della giornata (Lamey e Lewis, 1989).

    Nonostante i numerosi studi clinici ed epidemiologici, la patogenesi e l’eziologia della BMS sono rimaste poco chiare. Sono stati considerati fattori sistemici, come diabete, carenze nutrizionali, squilibri ormonali, disturbi psicologici, così come cause locali, come infezioni orali, allergie, correnti galvaniche, disfunzioni delle ghiandole salivari, variazioni nella composizione della saliva, trattamenti o fallimenti dentali (Scala et al., 2003). Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la BMS è una condizione idiopatica, cioè senza causa identificabile (Zakrzewska, 1995).

    Negli ultimi dieci anni, studi clinici, psicofisici e più recentemente elettrofisiologici, hanno suggerito che la disfunzione neuropatica primaria potrebbe essere coinvolta nella genesi della BMS. Sono state infatti rilevate alterazioni della sensibilità termica e dolorifica nella lingua (Forssell et al., 2002; Gao et al., 2000; Grushka e Sessle, 1991; Svensson et al., 1993), e anomalie nei riflessi trigemino-facciali, mediati da fibre nervose di piccolo calibro (Forssell et al., 2002). Più recentemente, è stato ipotizzato anche un coinvolgimento dei recettori della dopamina nei gangli della base come possibile meccanismo patogenetico (Hagelberg et al., 2003). Tuttavia, non era ancora stato identificato il sito primario della lesione, e quindi non esisteva un test diagnostico specifico fino a questo studio.

     

    Obiettivo dello studio

    Verificare se la BMS sia legata a una neuropatia delle piccole fibre a livello del nervo trigemino (che innerva il volto e la lingua), analizzando la densità e lo stato delle fibre nervose nella lingua tramite biopsie.

     

    Come è stato condotto lo studio

    Sono stati studiati 12 pazienti con sintomi persistenti da almeno 6 mesi, e 9 soggetti sani come gruppo di controllo. È stata eseguita una biopsia superficiale della lingua (vicino alla punta). Le sezioni di tessuto sono state analizzate al microscopio con tecniche immunoistochimiche per identificare le fibre nervose e valutare eventuali danni.

     

    Risultati principali

    Nei pazienti con BMS si è osservata una riduzione significativa della densità delle fibre nervose nell’epitelio della lingua rispetto ai controlli. Le fibre presenti mostravano segni di degenerazione (frammentazione, debolezza strutturale). C’era una tendenza alla correlazione tra durata dei sintomi e gravità della perdita di fibre nervose. Le fibre nervose erano per lo più non mielinizzate (cioè prive di una guaina isolante), e simili a quelle che trasmettono sensazioni di dolore e calore.

     

    Conclusione

    Lo studio dimostra chiaramente che la BMS è una neuropatia delle piccole fibre a carico del nervo trigemino, e non una condizione esclusivamente psicologica.  Questo cambia radicalmente il modo di interpretare la malattia e apre la strada a nuovi approcci diagnostici (biopsia della lingua) e terapeutici.

     

    Fonte studio: “Trigeminal small-fiber sensory neuropathy causes burning mouth syndrome” di Lauria et al., 2005 – Elsevier B.V. – doi:10.1016/j.pain.2005.03.028

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