La sindrome della bocca urente e la neuropatia delle piccole fibre – una panoramica

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La sindrome della bocca urente e la neuropatia delle piccole fibre – una panoramica

Nella nostra esperienza clinica e associativa, maturata in oltre dieci anni di contatto diretto con centinaia di pazienti, abbiamo osservato che la sindrome della bocca urente è molto più frequente di quanto comunemente si pensi nel contesto della neuropatia delle piccole fibre (NPF).
Spesso sottovalutata o attribuita a cause psicologiche, questa manifestazione dolorosa può rappresentare una delle tante espressioni della disfunzione delle fibre nervose di piccolo calibro, e merita attenzione, ascolto e strategie terapeutiche mirate.

Abbiamo incluso, accanto a ogni affermazione, le fonti scientifiche più rilevanti, per offrire un’informazione verificabile e utile anche per approfondimenti personali o medici.

 

  • Cos’è la sindrome della bocca urente?

La burning mouth syndrome (BMS) è una condizione cronica caratterizzata da bruciore, pizzicore o dolore a livello della lingua, delle labbra, del palato o di tutta la bocca, senza lesioni visibili o cause locali apparenti. Spesso è accompagnata da secchezza orale, alterazione del gusto e disagio persistente, peggiorato nel corso della giornata. Gurvits GE, Tan A. Burning mouth syndrome. World J Gastroenterol. 2013 .

In passato veniva considerata una condizione “psicogena”, ma le evidenze degli ultimi anni hanno dimostrato che in molti casi la BMS ha origine neuropatica, legata al danno delle piccole fibre nervose intraepiteliali. Kouri M. et al. “Small Fiber Neuropathy in Burning Mouth Syndrome: A Systematic Review”, International Journal of Molecular Sciences, 2024.

 

  • La bocca urente come manifestazione della neuropatia delle piccole fibre

La neuropatia delle piccole fibre (NPF) colpisce le fibre C e Aδ, responsabili della trasmissione di stimoli dolorosi e termici, ma anche del controllo autonomico. Studi recenti hanno evidenziato che una quota significativa di pazienti con BMS presenta una ridotta densità delle fibre nervose intraepiteliali nella mucosa linguale, compatibile con NPF.

Jääskeläinen et al. (2012) descrivono la BMS come un dolore intraorale cronico, grave e disabilitante, in assenza di cause locali o sistemiche, e documentano perdita di fibre C e Aδ nella mucosa linguale, con alterazioni funzionali sensoriali che suggeriscono la necessità di un approccio mirato e multimodale. Questo spiega perché molti pazienti non rispondono alle terapie farmacologiche classiche, come antidepressivi, benzodiazepine o antiepilettici, se non viene affrontata la vera natura neuropatica del disturbo.

*Jaaskelainen SK. “Pathophysiology of primary burning mouth syndrome.” Clinical Neurophysiology, 2012.

Perché i farmaci spesso non bastano?
La BMS neuropatica non risponde sempre ai trattamenti standard, soprattutto se si tratta di una neuropatia localizzata non sistemica, oppure se coesistono altre forme di disfunzione delle piccole fibre (disautonomia, dolori diffusi, ipersensibilità cutanea). *Handa S, Heffernan MR, Tan S, Keith DA, Rosén A, Cheng HT. Correlation Between Orofacial Pain and Sensory and Autonomic Neuropathies. J Pain Res. 2024

Inoltre, gli studi di biopsia della mucosa linguale hanno mostrato anomalie anche nei recettori del dolore e nella neurotrasmissione (TRPV1, P2X3, NGF), rendendo necessario un approccio mirato e multimodale. *Kouri M, Adamo D, Vardas E, Georgaki M, Canfora F, Mignogna MD, Nikitakis N. Small Fiber Neuropathy in Burning Mouth Syndrome: A Systematic Review. Int J Mol Sci. 2024

 

  • Cosa può aiutare se i farmaci non funzionano?
  1. Eliminare i fattori irritanti locali
    L’alcol, i collutori aggressivi, il dentifricio con SLS (sodio lauril solfato), le bevande acide o molto calde possono peggiorare l’irritazione della mucosa e aumentare la disestesia. Coculescu EC, Tovaru S, Coculescu BI. Epidemiological and etiological aspects of burning mouth syndrome. J Med Life. 2014
  2. Valutare e correggere carenze nutrizionali
    Carenze di vitamina B12, B1, acido folico, ferro e zinco sono state associate a una maggiore incidenza di BMS e NPF. Anche le varianti genetiche che interferiscono con l’assorbimento (es. MTHFR) possono predisporre. Vucićević‑Boras V et al. (2001) – “Lack of association between burning mouth syndrome and hematinic deficiencies” Sun A et al. (2013) – “Significant reduction of serum homocysteine level and oral symptoms after different vitamin‑supplement treatments in patients with burning mouth syndrome” (J Oral Pathol Med, 2013)
  3. Capsaicina topica- utile solo in alcuni casi
    In alcuni casi selezionati, la capsaicina a bassa concentrazione può desensibilizzare i recettori TRPV1, riducendo il dolore nel tempo. Tuttavia, nei pazienti con NPF conclamata o ipersensibilità orale marcata, può peggiorare la sintomatologia ed è spesso mal tollerata. Heir GM et al. (1996) e altri studi documentano l’uso della capsaicina nella BMS: La somministrazione sistemica (capsule allo 0,25 %) ha ridotto il dolore, ma 32% dei pazienti ha avuto disturbi gastrici . I risciacqui orali con capsaicina hanno portato a un miglioramento dei sintomi in oltre il 75% dei pazienti dopo 8 settimane, con minimi effetti collaterali Di conseguenza, è importante valutare caso per caso: nei pazienti con ipersensibilità orale intensificata, la capsaicina può provocare reazioni discomfort o irritative, mentre in altri può avere azione desensibilizzante a lungo termine.” Glob J Otolaryngol 22(5): GJO.MS.ID.556096 (2020) Petruzzi M, Lauritano D, De Benedittis M, Baldoni M, Serpico R. Systemic capsaicin for burning mouth syndrome: short-term results of a pilot study. J Oral Pathol Med. 2004 Gurvits GE, Tan A. Burning mouth syndrome. World J Gastroenterol. 2013
  4. Integratori neuroprotettivi
    Come diciamo sempre, le sostanze neurotrofiche sono importantissime per aiutare le fibre nervose nella NPF, di conseguenza lo sono anche per la sindrome della bocca urente. Alcuni studi suggeriscono l’utilità di acido alfa-lipoico (ALA), acetil-L-carnitina, PQQ, astaxantina e Hericium erinaceus nel supportare la rigenerazione delle piccole fibre. Studi in vivo dimostrano che l’integrazione alimentare con Hericium erinaceus aumenta significativamente l’espressione genica del Nerve Growth Factor -NGF (fattore di crescita nervosa). Un trial clinico randomizzato e controllato in doppio cieco su 60 pazienti con BMS ha mostrato che l’alfa-lipoico 600 mg/die per due mesi migliora significativamente i sintomi rispetto al placebo, e che il miglioramento persiste in oltre il 70 % dei pazienti a un anno. Femiano F, Scully C.”Burning mouth syndrome (BMS): double blind controlled study of alpha‑lipoic acid (thioctic acid) therapy.” J Oral Pathol Med. 2002 May;31 Katayama S et al. – “Nerve Growth Factor–Inducing Activity of Hericium erinaceus in Hippocampus of Mice”, published in Biological & Pharmaceutical Bulletin, 2008.
  5. Cannabis terapeutica
    La cannabis medica (es. estratti contenenti THC e CBD) è stata segnalata in casi clinici come utile nel trattamento del dolore neuropatico orale, con riduzione del bruciore. Epithelial expression of vanilloid and cannabinoid receptors: a potential role in burning mouth syndrome pathogenesis
  6. Laser a basso livello (LLLT)
    La terapia laser a basso livello (Low-Level Laser Therapy, LLLT) è una tecnica indolore che utilizza luce a specifiche lunghezze d’onda per stimolare le cellule nervose e favorire la rigenerazione delle fibre danneggiate. Nei pazienti con BMS di tipo neuropatico, ha mostrato riduzione significativa del dolore, miglioramento della mucosa orale e normalizzazione parziale della funzione nervosa. È una terapia ben tollerata, e può essere una buona opzione soprattutto in chi non risponde ai farmaci. Una revisione del 2023 ha confermato che la LLLT è più efficace della placebo o del clonazepam nel ridurre il bruciore, migliorando la qualità della vita, senza effetti collaterali sistemici. Al-Maweri SA, Javed F, Kalakonda B, AlAizari NA, Al-Soneidar W, Al-Akwa A. Efficacy of low level laser therapy in the treatment of burning mouth syndrome: A systematic review. Photodiagnosis Photodyn Ther. 2017 Lu, C., Yang, C., Li, X. et al. Effects of low-level laser therapy on burning pain and quality of life in patients with burning mouth syndrome: a systematic review and meta-analysis. BMC Oral Health 23, 734 (2023)
  7. Supporto psicologico
    Anche se la BMS non è causata da problemi psichiatrici, il dolore cronico ha impatto emotivo, e il supporto psicologico può aiutare nella gestione del sintomo e nell’accettazione della diagnosi, così come accade in tutte le patologie che causano dolore cronico. In uno studio caso‑controllo su 30 pazienti con BMS, de Souza et al. (2012) hanno evidenziato una prevalenza significativamente più alta di disturbo depressivo maggiore, ansia generalizzata, ipocondria e cancerofobia, accompagnata da punteggi più elevati su scale di depressione (HRSD, BDI), ansia (STAI) e fatica (DUFS) rispetto ai controlli. *Rodriguez de Rivera Campillo ME et al. ““Psychometric Assessment of Clinical Factors in Burning Mouth Syndrome”,2014 *de Souza FTA, Teixeira AL, Amaral TMP, et al. “Psychiatric disorders in burning mouth syndrome.” Journal of Psychosomatic Research, 2012
  8. Valutazione specialistica per NPF
    Ovviamente in pazienti con BMS resistente e altri sintomi compatibili (intolleranza al caldo, disturbi autonomici, dolori diffusi), è raccomandata la biopsia cutanea con conta delle fibre nervose per confermare o escludere una NPF. *Lauria G et al. “European Federation of Neurological Societies/Peripheral Nerve Society guideline on the use of skin biopsy in the diagnosis of small fiber neuropathy.” European Journal of Neurology, 2010.

 

  • Conclusione

La sindrome della bocca urente non è una condizione immaginaria né un disturbo psicosomatico da sminuire. Al contrario, le più recenti evidenze scientifiche confermano che in molti casi si tratta di un dolore neuropatico cronico, spesso legato a una neuropatia delle piccole fibre, con alterazioni reali nella struttura e nella funzione dei nervi sensoriali orali.

Nonostante questo, molti pazienti ricevono diagnosi generiche o fuorvianti: è ancora comune che la bocca urente venga attribuita a un presunto “stato ansioso” o etichettata come manifestazione della fibromialgia, senza approfondire la reale causa del sintomo.
In realtà, oggi sappiamo che una parte consistente di ciò che per anni è stato diagnosticato come “fibromialgia” potrebbe essere una neuropatia delle piccole fibre non riconosciuta, anche nei casi in cui non si manifesta con i sintomi classici della NPF periferica.

Riconoscere il legame tra BMS e neuropatia significa rompere uno schema diagnostico vecchio e stigmatizzante, e aprire la strada a trattamenti mirati, più efficaci e basati su dati oggettivi.
Non tutti risponderanno ai farmaci convenzionali, ma esistono strategie integrative e personalizzate, fondate sull’evidenza, che possono ridurre il dolore e migliorare la qualità della vita.

La bocca urente non è un sintomo da minimizzare, né da etichettare con superficialità: è una possibile manifestazione di una condizione neurologica seria e reale. Riconoscerla per quello che è, significa ridare dignità, ascolto e soluzioni concrete a chi soffre da troppo tempo in silenzio.

AINPF

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